Cittadinanza: per l’On. Fabio Porta (PD) lo “ius soli” non puo’ essere introdotto a scapito dello “ius sanguinis”.

La nuova legge in discussione alla Camera deve rispondere anche alle legittime aspettative di quei tanti italiani all’estero che da anni chiedono alcuni interventi specifici in materia.

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Roma, 22 dicembre 2009

“Il testo proposto dalla maggioranza e attualmente in discussione alla Camera dei Deputati non tiene conto delle legittime istanze avanzate in questi anni dagli italiani all’estero, anche con specifiche proposte di legge; tantomeno risponde alle altrettanto legittime aspirazioni dei tanti stranieri che vivono e lavorano in Italia, rispetto ai quali vengono posti tutta una serie di ‘paletti’ affidando alla pubblica amministrazione italiana una eccessiva e ambigua discrezionalità nella concessione della cittadinanza.”

Il Vice Presidente del Comitato Permanente per gli italiani all’estero della Camera dei Deputati, Fabio Porta, esprime così la propria delusione in relazione all’avvio della discussione in Parlamento sulla cittadinanza.

“Il complesso e proficuo rapporto tra l’introduzione del principio dello”ius soli” e il mantenimento dello “ius sanguinis” nel nostro ordinamento – secondo l’On. Porta – non viene affrontato e sviluppato con la serietà e la completezza che una discussione su un tema così importante e delicato avrebbe richiesto”.

“Se è giusto concedere la cittadinanza allo straniero regolarmente soggiornante per alcuni anni in Italia – si chiede il parlamentare del Partito Democratico – può essere giusto continuare a tenere le porte chiuse per quegli emigrati che, nati in Italia, hanno perduto la cittadinanza originaria perché i paesi di insediamento non ne hanno consentito la conservazione?” “Allo stesso tempo – continua il deputato – se è giusto che i ragazzi nati in Italia da genitori stranieri siano considerati cittadini, può essere ammissibile che i figli di madre italiana nati all’estero prima dell’entrata in vigore della Costituzione non possano averla, al contrario dei loro fratelli nati dopo, solo perché la donna nel vecchio ordinamento non era considerata soggetto in grado di trasmetterla?”

“Come si fa poi – si domanda sempre l’On. Porta – a chiedere (e a ragione) tempi certi e rapidi per la concessione della cittadinanza agli stranieri residenti in Italia e non garantire altrettanta celerità alle pratiche di riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli dei nostri emigrati che a volte attendono diversi anni per vedere riconosciuto tale loro diritto ?”

“Sono tutti interrogativi – secondo il parlamentare eletto in America Meridionale – ai quali si potrà rispondere inserendo nel testo attualmente in discussione quanto già contenuto nelle proposte di legge presentate alla Camera su questi temi dai parlamentari eletti all’estero: in questa direzione presenteremo nei prossimi giorni specifici emendamenti al testo attuale.”

“La cosa che mi interessa di più – aggiunge il Vice Presidente del Comitato – è evitare che questa discussione contrapponga illogicamente i sostenitori dello “ius soli” con quelli dello “ius sanguinis”: anzi, credo che la nuova legge potrebbe conciliare benissimo i due princìpi (lo jus sanguinis e lo jus soli, appunto) che smetterebbero di essere astratte categorie giuridiche e diventando principi viventi di una sola civiltà da tutelare e sviluppare”.

“I migranti – conclude l’On. Porta – sono veramente una leva e una straordinaria possibilità. Noi italiani questa possibilità la possiamo cogliere in Italia e in altri luoghi del mondo e sarebbe veramente incauto lasciarsela sfuggire”.

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