Una petizione e un manifesto per una riforma del sistema di promozione della lingua e della cultura italiane nel mondo sono stati lanciati dalla CGIL e da organizzazione ad essa collegate, quali la Fondazione Di Vittorio, la FLC-CGIL, l’associazione Proteo, l’INCA e lo SPI. L’iniziativa, di per sé, è già una buona notizia, sia perché testimonia l’impegno diretto di importanti organizzazioni sociali nel campo culturale, cosa non sempre scontata nel passato, sia perché concorre a sottolineare l’urgenza di un intervento di riforma di un sistema che si regge su normative che risalgono per i diversi settori rispettivamente a vent’anni e a oltre quarant’anni fa. Un vero anacronismo rispetto ai cambiamenti epocali intervenuti in questi anni.
La petizione, conoscendo la ramificazione che questa organizzazione ha nel mondo, potrà servire a sviluppare un’utile sensibilizzazione su uno degli strumenti fondamentali di cui l’Italia può disporre per la sua proiezione internazionale. Non è meno importante, tuttavia, la scelta strategica che è alla base della proposta, vale a dire quella di considerare la lingua e la cultura come un volàno di sviluppo e di partecipazione. Non si tratta di cose di poco conto in tempi di così pesante e prolungata stagnazione economica e di forte erosione della credibilità delle istituzioni democratiche, anche tra i cittadini italiani residenti all’estero. Ci permettiamo di ricordare che attraverso i nostri interventi nelle più diverse situazioni e le nostre iniziative parlamentari sono anni che stiamo battendo sullo stesso tasto: la cultura e la lingua come asset strategico del Paese.
In questa prospettiva pensiamo che si debba fare di più per integrare nel processo di rilancio della nostra lingua e cultura la nuova comunità di italofoni che si è costituita a seguito dell’arrivo dei migranti in Italia. Una comunità che ormai ha le dimensioni quantitative dei cittadini italiani all’estero e che oltre ad essere obiettivamente un fattore di trasformazione della nostra lingua, è diventata protagonista anche di espressioni letterarie che rappresentano uno dei motivi di maggiore originalità del nostro panorama culturale.
Sul piano della trasformazione degli strumenti operativi, il manifesto della CGIL anticipa già un’opzione, quella di un’agenzia di organizzazione e di coordinamento dell’intervento da collocare presso la Presidenza del Consiglio. Si tratta, a nostro avviso, di un’ipotesi che nello sviluppo del discorso potrà essere confrontata con altre ipotesi, non meno legittime e ragionate, che già sono state avanzate in sede parlamentare. Noi stessi ne abbiamo avanzato alcune, in parte diverse da quella accennata, che potranno concorrere ad un utile approfondimento della questione e a cercare, attraverso il confronto e il dialogo, una soluzione che sia allo stesso tempo innovativa e realistica.
Intanto, questi ulteriori apporti rendono ormai matura per il Governo e per il Parlamento una diretta assunzione di responsabilità per fare in modo che questa stagione politica, che ha l’ambizione di caratterizzarsi come una stagione di riforme, sia anche quella nella quale il nostro sistema di promozione della lingua e della cultura italiane nel mondo possano trovare finalmente un nuovo assetto, incisivo e credibile. Gli Stati generali della lingua e della cultura italiane nel mondo, annunciati dal Sottosegretario Giro per il prossimo ottobre, potranno essere certamente un banco di prova della serietà di questo impegno e della produttività tanto dell’azione di governo che del lavoro parlamentare.
I deputati PD Estero: Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta