Deputati PD Estero: lettera aperta al direttore de il Sole 24 Ore sul voto all’estero

I deputati del PD eletti nella circoscrizione Estero hanno inviato al Direttore de Il Sole 24 Ore, dottor Roberto Napoletano, questa lettera aperta a commento dell’intervento del prof. Gino Chiellino sul voto all’estero, pubblicato ieri nella rubrica “Il Paese delle imprese”.

“Gentile Direttore,

il suo giornale ieri, nella rubrica “Il Paese delle imprese”, ha dato spazio ed evidenza ad un intervento sul voto all’estero del prof. Gino Chiellino, che da diversi decenni vive e lavora in Germania. Le cose dette da Chiellino sono una summa di tutte le critiche, e dei luoghi comuni, che sul voto dei cittadini italiani residenti all’estero si sono appuntate in questi anni.

I commenti di molti lettori residenti all’estero, comparsi contestualmente sul suo stesso giornale, hanno già provveduto a smontare alcune di queste affermazioni. Dal momento, però, che si toccano, anche senza esserne consapevoli, delicati diritti di cittadinanza, ci consenta di esprimere sul tema anche la nostra opinione, non per uno scatto di autotutela, ma semplicemente come “persone informate dei fatti”.
Per esigenze di spazio e di chiarezza, ci permettiamo di schematizzare le nostre valutazioni, che richiederebbero tuttavia più distesi ragionamenti:

  1. i cittadini italiani all’estero sono cittadini italiani a tutti gli effetti, i cui diritti sono garantiti dalla Costituzione, né più né meno di quelli di tutti gli altri italiani;
  2. il diritto di voto è un fondamentale diritto di cittadinanza che non può subire limitazioni di alcun genere, se non nei casi espressamente previsti dalla Costituzione e dalle leggi;
  3. per oltre mezzo secolo il voto degli emigrati è stato una sostanziale finzione perché lo si poteva esercitare solo attraversando oceani e frontiere e recandosi nel comune italiano di residenza anagrafica: un diritto costituzionale è stato svuotato così di ogni reale contenuto;
  4. per superare questa finzione/lesione e assicurare l’”effettività” del voto si è dovuta riformare la Costituzione inserendo all’articolo 48 l’obbligo di emanare una legge volta a stabilire “requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero, di cui assicura l’effettività”;
  5. nello stesso articolo 48 si dice che “a tale fine(cioè per assicurarne l’effettività) è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge”;
  6. la stessa Costituzione, insomma, assicura l’effettività del voto, individua la circoscrizione Estero come lo strumento per realizzarla, fissa una rappresentanza degli elettori all’estero nelle Camere come espressione democratica di una componente peculiare della platea elettorale;
  7. riguardo al “costo” dei parlamentari, gli eletti all’estero non sono stati aggiunti ma sono rientrati nel numero di 630 deputati e 315 senatori, già previsto in Costituzione, sostituendo quindi un egual numero di parlamentari defalcati dalle circoscrizioni italiane;
  8. la legge 459/2001 ha dato applicazione alle prescrizioni costituzionali e ha adottato il voto per corrispondenza come la soluzione più idonea per consentire a ciascun elettore, dovunque si trovi, di esercitare il suo diritto di cittadinanza;
  9. il voto per corrispondenza adottato prevede l’elezione dei candidati all’interno di ciascuna lista tramite voto di preferenza, sicché tra tutti i parlamentari presenti nelle attuali Camere gli unici ad essere stati scelti direttamente dagli elettori sono quelli eletti all’estero.

Questo, gentile Direttore, è il quadro di principio, costituzionale e normativo. Pensiamo dunque che chi chiede l’abolizione del voto all’estero e della relativa circoscrizione dovrebbe sentire almeno il dovere di spiegare perché debbano esserci in Italia cittadini di pieno diritto e cittadini dimezzati o, almeno, come si potrebbe altrimenti soddisfare un essenziale diritto di cittadinanza qual è quello di voto.

Il fatto, poi, di richiamare l’antico principio liberale che il voto va concesso solo a chi paga le tasse nel Paese, pur senza richiamare gli apporti che all’Italia nei momenti di maggiore difficoltà hanno dato i fiumi di rimesse degli emigrati, è in aperta contraddizione con la situazione di fatto. Molti italiani all’estero non solo pagano le tasse in Italia ma, come per il possesso di una casa, ne pagano più degli stessi residenti perché sono stati privati dell’equiparazione alla prima casa. In più, esistono numerose convenzioni internazionali con importanti Paesi che precisano quali tasse si devono pagare in Italia e quali all’estero.

Naturalmente, in base alla verifica fatta sul campo in questi anni, non sono mancati e non mancano situazioni da perfezionare e problemi da affrontare. Per questo, noi stessi ci siamo fatti promotori di disegni di legge di riforma del voto per corrispondenza perché esso sia più aderente alle prerogative di personalità e di segretezza del voto richieste dalla Costituzione.

In primis, chiediamo di modificare la legge affinché i plichi elettorali non siano inviati a chiunque, ma solo a coloro che ne facciano formale richiesta iscrivendosi in un elenco degli elettori per corrispondenza, come accade in altri Paesi civilissimi. Si avrebbero in questo modo maggiore certezza eun bel po’ di risparmio.

Quanto alla produttività del lavoro dei parlamentari eletti all’estero, basterebbe dare un’occhiata ai dati di qualche osservatorio parlamentare per scoprire che in quanto a partecipazione ai lavori e a numero di atti parlamentari quasi tutti gli eletti all’estero si attestano nella fascia medio-alta. E ci permettiamo di ricordare che stiamo parlando di persone che si sobbarcano a lunghi e faticosi viaggi per mantenere i loro rapporti familiari e i contatti con gli elettori dispersi in circoscrizioni spesso grandi quanto un continente.

Nel ringraziarla per la sua attenzione, ci consenta di fare tuttavia un’osservazione critica. Desta stupore che un giornale come Il Sole 24 Ore, così serio e attento alle vicende economiche del nostro Paese, possa trascurare in modo così disinvolto il beneficio che all’Italia, in questo momento di grave stagnazione del mercato interno, può derivare dalla presenza nel mercato globale di 4.5 milioni di suoi concittadini e di 60 milioni di persone d’origine. Se nel sistema di esercizio dei diritti politici si palesano delle sbavature, si proceda pure a correggerle, ma affrontando le questioni alla radice, ad esempio con un’eventuale riforma della legge sulla cittadinanza che ad alcuni forse dà troppo e ad altri toglie diritti sacrosanti. Per quanto ci riguarda, noi siamo pronti a farlo. Chiediamo solo che questo delicato impegno venga affrontato in modo fondato e preciso e non con valutazioni generiche e sommarie che possono solo alimentare qualunquismo e allontanare le giuste soluzioni.

I Deputati: Gianni Farina (Ripartizione Europa), Marco Fedi (Australia), Laura Garavini (Europa), Francesca La Marca (America Settentrionale e Centrale), Fabio Porta (America Meridionale)”.

Piacere e condividere!