Dopo alcune settimane di intenso confronto sui criteri di distribuzione territoriale dei componenti del nuovo CGIE – un dibattito che si era sviluppato nel Comitato di Presidenza dello stesso organismo e in uno scambio di opinioni tra gli eletti all’estero e il titolare della delega per gli italiani nel mondo – il silenzio è caduto sull’intera vicenda. La questione, nonostante la sua valenza di ordine democratico e le attese della maggior parte delle nostre comunità all’estero, è stata derubricata a ordinario adempimento amministrativo. Affidato all’esclusiva competenza dei funzionari della Farnesina, essi sono ormai impegnati nella convocazione delle assemblee elettorali.
Per chiarezza e per evitare strumentalizzazioni di ogni tipo, è bene partire dai fatti. Il CGIE si era pronunciato da tempo a favore di una distribuzione che salvaguardasse l’articolata rappresentatività dei Paesi già presenti dell’organismo in scadenza. Il Decreto 24 aprile 2014, N. 66, convertito nella legge 23 giugno 2014, n. 89, ha fissato come criterio esclusivo di attribuzione dei seggi ai diversi Paesi quello del numero di iscritti all’AIRE.
La mancanza di una tabella di accompagnamento che rendesse esplicita la distribuzione territoriale
e, probabilmente, una qualche sottovalutazione delle implicazioni concrete di quel criterio hanno portato ad un’ipotesi francamente inaccettabile. Quando i funzionari del MAECI hanno finalmente presentato al
Consiglio di presidenza del CGIE la tabella di distribuzione, è apparso chiaro che essa si discostava sensibilmente da quella del precedente organismo. La Presidenza del CGIE, a larga maggioranza, ha chiesto la modifica del criterio e della tabella, vincendo le iniziali resistenze di funzionari e Sottosegretario.
Lo stesso titolare della delega, a seguito di diverse sollecitazioni, tra le quali quelle insistenti del PD, ha chiesto ai parlamentari eletti all’estero un parere su una diversa ipotesi, che teneva conto di queste osservazioni. Il nocciolo della questione era, e resta, quello di conciliare il criterio dell’iscrizione all’AIRE, che adottato in modo esclusivo creerebbe un’eccessiva distorsione della rappresentanza a favore delle maggiori comunità e aree continentali, con un criterio più elastico di rappresentatività, capace di rappresentare anche il mondo degli italodiscendenti e di dare voce a comunità più ridotte ma significative. In ogni caso non limitando l’articolazione della distribuzione assicurata finora.
A questa proposta, che il Sottosegretario ci ha fatto pervenire in data 28 aprile 2015, abbiamo dato il nostro assenso, con qualche sporadica osservazione di natura ancora più elastica ed estensiva rispetto alle indicazioni pervenute. Notizie informali hanno successivamente fatto intendere che l’ipotesi di modifica della legge 89/2014 sarebbe stata abbandonata. Le ragioni addotte sarebbero legate alla difficoltà di adottare lo strumento del decreto legge e al fatto che non sarebbe stata raggiunta un’unanimità di vedute sulla soluzione. Sul primo punto ci permettiamo di osservare che forse sarebbe stato meglio verificare la disponibilità ad adottare un decreto legge prima di mettere in giro una proposta destinata a destare attese diffuse. Sul secondo ci sembra francamente originale l’idea che la preventiva unanimità possa essere la condizione dell’adozione di un atto di governo, che dovrebbe rispondere invece ad esclusive ragioni di opportunità.
In ogni caso, ciò che importa veramente è l’immediato futuro. Poiché l’amministrazione ha chiesto un parere formale per introdurre una deroga al DPR 329/98, che fissa in 4 mesi dall’insediamento dei COMITES la data di convocazione delle assemblee elettorali di paese, si colga questa occasione per valutare la possibilità di adottare una diversa tabella di distribuzione dei seggi.
Per quanto ci riguarda, esprimiamo, non solo a titolo personale ma anche di gruppo e di partito, la nostra piena disponibilità a concorrere a questo risultato, anche mediante la ricerca di una corsia preferenziale a livello parlamentare per eventuali provvedimenti che si ritenessero necessari.
Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi
Fonte: Ufficio Stampa On. Fabio Porta |