Fabio Porta: Comunità italiana, sfide e opportunità

Fabio Porta

Senatore Fabio Porta, questa è la sua prima intervista alla rivista digitale ORIUNDI dopo la sua legittima e sofferta riconquista del seggio al Senato. In Italia si festeggia il 25 aprile, Festa della liberazione e della democrazia, mentre in Europa è tornato l’incubo della guerra che proprio il 25 aprile del 1945 era finito. Quali sono le sue impressioni di fronte a questo scenario?

Fabio Porta –  Sono rientrato ufficialmente in Senato il 12 gennaio di quest’anno.   Un’emozione immensa, che ho condiviso con migliaia di amici ed elettori che avevano accompagnato passo a passo queste lotta per la verità e la giustizia.   Le prime settimane in Parlamento hanno coinciso con una speranza fondata, per la fine della pandemia, e con l’entusiasmo di una ripresa economica che poneva l’Italia tra i primi Paesi al mondo.

La guerra in Ucraina, frutto di una brutale e ingiustificata aggressione da parte della Russia, ha gettato un’ombra sul nostro futuro e non soltanto sulle prospettive di crescita economica; la prevaricazione, la forza delle armi e la violenza assurda di questa guerra ci hanno fatto ripiombare in un passato che pensavamo avere sepolto per sempre.  Ho rivissuto tanti racconti dei miei genitori che mai avrei pensato di rivivere.   Spero che quanto prima l’Europa e il mondo pongano fine a questo orrore.

Davanti a sé ha soltanto un anno di mandato, forse meno, cosa pensa di poter fare e con quale spirito è tornato in Parlamento?

Lo spirito è quello di sempre, forse ancora più forte a causa dell’ingiustizia subìta, un’offesa alla dignità degli italiani in Sudamerica, che a causa di quello che è stato definito il broglio più grande della storia della Repubblica italiana avevano perduto il loro legittimo rappresentante nel Senato della Repubblica.   Ho iniziato a tutto vapore, mantenendo il mio impegno di essere sempre vicino ai miei elettori del Brasile e dell’America Meridionale e al contempo un parlamentare presente ed attuante.

Ho ripreso la mia battaglia per migliorare i servizi consolari, e dopo essere riuscito – per la prima volta in Italia – a obbligare il Ministero del Tesoro a investire il 30% di quanto incassato dai consolati a favore del potenziamento della struttura e per le riduzione della “fila della cittadinanza” voglio continuare a impegnarmi affinchè questo fondo venga utilizzato al meglio, ossia nel rispetto del dettato della legge e a favore della collettività.   Analogamente, ho ripreso il mio impegno per portare nelle scuole italiane lo studio dell’emigrazione italiana nel mondo, necessario per una vera valorizzazione delle nostre comunità all’estero.

Sono stati eletti pochi giorni fa i nuovi consiglieri del CGIE, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero; il Brasile ha eletto quattro nuovi consiglieri, due uomini e due donne; qual è la sua valutazione su questa elezione e quale l’augurio che rivolge ai nuovi eletti?

Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero è un organismo importante, ma che per rispondere alla grande responsabilità di rappresentare le comunità italiane nel mondo avrebbe bisogno urgente di una riforma per essere più credibili ed efficienti. La legge istitutiva del CGIE, per esempio, è precedente l’arrivo in Parlamento degli eletti all’estero e sarebbe importante (soprattutto all’indomani della riduzione del numero dei parlamentari) intervenire per favorire una maggiore integrazione tra il lavoro dei consiglieri CGIE e quello dei senatori e deputati eletti nella Circoscrizione Estero.

Per quanto riguarda l’elezione dei consiglieri CGIE, voglio qui registrare con perplessità il tentativo di un movimento di strumentalizzare il voto, presentandosi prima delle elezioni come indipendente e diramando comunicati – all’indomani del voto – a nome di un partito presente in Parlamento; non sarei sincero se affermassi che questa forma poco rispettosa della rappresentanza degli italiani del Brasile e del Sudamerica non mi è piaciuta per niente. Avrei preferito un distacco e un rispetto maggiore da parte dei partiti nei confronti degli organismi democraticamente eletti dalla collettività. A tutti gli eletti vanno comunque i miei auguri di buon lavoro; sono particolarmente orgoglioso del fatto che ancora una volta il Brasile, a differenza degli altri Paesi del Sudamerica, si distingua anche per un equilibrio di genere nella rappresentanza.

Eletti i Comites e il CGIE, il prossimo appuntamento saranno le elezioni politiche italiane dell’inizio del prossimo anno; un appuntamento importante per la comunità italo-brasiliana. Come si sta preparando e quali saranno le novità a seguito dell’ultimo referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari?

 Le prossime elezioni saranno più che importanti, saranno importantissime, e questo soprattutto per la grande collettività italiana del Brasile.   A seguito della riduzione del numero dei parlamentari è infatti molto probabile che il numero degli eletti in Sudamerica sarà dimezzato (da sei a tre parlamentari) e quindi per la prima volta il Brasile correrà il serio rischio di non poter più avere una propria rappresentanza nel Parlamento italiano. Per questi motivi dovremmo mettere da parte rivalità ed egoismi e lavorare tutti insieme uniti dallo stesso obiettivo, in primo luogo per garantire il massimo di partecipazione al voto e poi per assicurare ai candidati più affidabili e credibili (anche dal punto di vista elettorale) la possibilità di una loro rielezione.

Dispersione di voti tra liste e candidati o, peggio, consensi a liste che rischiano di limitare in maniera definitiva la nostra rappresentanza sarebbero dannosi e potremmo pagare un alto prezzo da questi fattori. Personalmente, anche a seguito della mia vicenda e di quanto accaduto nelle scorse elezioni, sono fiducioso e credo che ancora una volta gli elettori sapranno premiare chi ha svolto con serietà e coerenza il proprio lavoro in Parlamento negli ultimi anni.

Un’ultima domanda su un tema che è tornato in questi giorni di grande attualità, il dibattito tra i fautori dello ‘ius sanguinis’ e quelli dello ‘ius soli’.   E’ l’ennesima discussione che si rivelerà una tempesta in un bicchiere d’acqua ?  E, soprattutto, lei da che parte sta?

Ho sempre sostenuto che si tratta di una falsa e sterile contrapposizione e che è possibile difendere lo ‘ius soli’ e quindi il diritto degli italo-discendenti senza contrapporlo alla legittima aspirazione dei giovani figli di genitori regolarmente residenti in Italia che hanno concluso un intero ciclo di studi del nostro Paese.   Anzi, ho sempre pensato che proprio gli italiani all’estero per essere figli di generazioni di immigrati che si sono integrati nei Paesi che li hanno accolto grazie all’acquisizione della cittadinanza dovrebbero essere i primi difensori del diritto all’integrazione dei giovani stranieri regolarmente residenti in Italia.  Questo si chiama però ‘ius culturae’ o ‘ius scholae’ e non ha nulla a che vedere, come qualcuno malignamente sostiene, con lo ‘ius soli’, che è una cosa completamente diversa.

Dobbiamo anche in questo caso lavorare tutti insieme affinchè allo ‘ius sanguinis’ si accompagnino politiche e progetti di sostegno all’insegnamento e alla promozione della lingua italiana nel mondo, per acquisire cittadini a pieno titolo, protagonisti consapevoli e partecipi del futuro dell’Italia; e perchè parallelamente, e non in contrapposizione come fosse un classico Corinthians-Palmeiras, l’Italia possa integrare nel proprio tessuto sociale ed economico giovani generazioni di nuovi cittadini (anche brasiliani). Questa è l’Italia inclusiva che vogliamo costruire, il resto è propaganda falsa e strumentale.

Fabio Porta è Senatore della Repubblica Italiana, eletto dal Partito Democratico (DP) in Sud America. Sociologo, è stato due volte deputato, eletto dalla Circoscrizione straniera al Parlamento italiano. Autore di numerose pubblicazioni e articoli per giornali italiani e stranieri, è Presidente del Patronato Ital-UIL del Brasile e dell’Associazione di Amicizia Italia-Brasile; Vice Presidente dell’ICPE (Istituto per la Cooperazione con i Paesi Esteri) e Vice Presidente dell’Associazione Focus Europe.

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