A commento della risposta del Ministero degli Esteri ad una sua interrogazione sul rifinanziamento dei corsi di lingua e cultura italiana
“Non avevo presentato al Ministro degli Esteri un’interrogazione per sollecitare un’immediata reintegrazione dei finanziamenti ai corsi di lingua e cultura italiana per sentirmi rispondere che alla Farnesina non dormono di notte per garantire il migliore livello possibile di promozione della nostra lingua nel mondo. Volevo invece sottolineare che quanto la nostra amministrazione riesce a sostenere con le risorse disponibili, non è adeguato rispetto alle esigenze e nemmeno sufficiente per assicurare la sopravvivenza di quanto già si faceva in questo campo”.
E’ questo il commento dell’on. Fabio Porta alla risposta data all’interrogazione da lui presentata al Ministro degli Esteri nella quale si richiedevano due cose: la compensazione, immediata anche se parziale, dei finanziamenti rispetto a quelli dello scorso anno e la rimodulazione dei criteri di assegnazione per evitare che intere aree, come l’America Latina, dove la pratica dei corsi per adulti è più diffusa, fossero penalizzate.
“Mi si dice, invece, che è stata data priorità ai corsi integrati: lo so. Mi si dice anche che il contingente degli insegnanti di ruolo e quello dei lettori non è stato intaccato pesantemente: lo so. Ma in America Latina, ad esempio, su 290 insegnanti di ruolo inviati all’estero, ne arrivano solo dieci. Questo lo sanno coloro che decidono come utilizzarli?
So bene che l’Amministrazione cucina con gli ingredienti che ha, ma il punto è che questi ingredienti non sono più sufficienti a garantire la quotidiana sopravvivenza dei convitati.
Nonostante la priorità data alle esperienze di integrazione, il numero dei corsi (e degli utenti) si sta pesantemente ridimensionando, sia in Europa che in altri continenti, ta i quali soprattutto l’America meridionale e l’Australia. L’eliminazione tra i criteri del finanziamento dei corsi per adulti, promossi in Sud America soprattutto dalle associazioni che continuano ad avere una funzione importantissima di aggregazione e di legame con l’Italia, sta letteralmente cancellando un’esperienza positiva di riappropriazione del nostro patrimonio culturale. E così anche in altre realtà.
Il problema, allora, non è tanto quello di ribadire che chi ha responsabilità amministrative sta facendo il suo dovere – cosa per altro che ci fa molto piacere -, ma di rendersi conto che se, ad iniziare dal Ministero degli Esteri, non si mette realmente l’intervento per la lingua e cultura italiane nel mondo al centro delle scelte, l’intero Paese rischia di regredire in ambito globale.
A questo proposito, sta passando un’occasione che non si dovrebbe perdere, quella di usare per i corsi di lingua una parte dei soldi destinati al rinnovo di Comites e Cgie, che è stato sciaguratamente ancora rinviato. Ognuno ha la possibilità di dimostrare buona volontà e coerenza. Da parte nostra, certamente non mancheranno”.