Dichiarazione politica dei Deputati del PD Estero sul passaggio all’opposizione del MAIE
I tre rappresentanti alla Camera e il rappresentante al Senato del MAIE hanno annunciato il passaggio all’opposizione dopo avere sostenuto dall’inizio della legislatura il Governo Letta e votato di recente la fiducia al Governo Renzi. Secondo le dichiarazioni rese alla stampa, la motivazione sarebbe che Renzi, nelle sue diverse dichiarazioni, non avrebbe fatto menzione degli italiani all’estero e non avrebbe, dunque, manifestato interesse verso di loro.
Non è la prima volta che in sede parlamentare si verifica un mutamento di collocazione politica di eletti all’estero, anzi in passato vicende legate ad alcuni personaggi, poi “diventati famosi”, hanno riempito le cronache. Francamente, gli italiani all’estero da quei precedenti non hanno avuto modo di guadagnarci di fronte all’opinione pubblica. Si tratta, in ogni caso, di prese di posizione politiche legittime da parte di eletti senza vincoli di mandato, che non discutiamo in quanto tali. Ma poiché si fa riferimento ad una comunità di cui noi stessi siamo rappresentanti e si ribadisce l’invito di costituire un gruppo parlamentare unico degli eletti all’estero, ci sembra doveroso esprimere qualche nostra valutazione.
Intanto, non possiamo tacere una certa sorpresa nel constatare come a poco più di un mese dal voto di fiducia espresso dai rappresentanti del MAIE al Governo Renzi le cose siano cambiate a tal punto da spingere i nostri colleghi a passare dalla maggioranza all’opposizione. Che cosa è accaduto di così grave nel frattempo? La scelta di maggiore significato è certamente la proposta di riforma costituzionale del Governo, rispetto alla quale era da considerare quale spazio sarebbe stato riservato agli italiani all’estero. Ebbene, la loro rappresentanza è interamente mantenuta alla Camera, che deciderà le questioni fondamentali dello Stato, ed eliminata dal Senato delle autonomie. Rispetto alla proposta del Governo Letta, sostenuto dal MAIE, che prevedeva la cancellazione della circoscrizione Estero, si tratta di un grande passo in avanti e di un importante riconoscimento. Oltre a questo, il Governo, sta manifestando una continua insistenza sulla ripresa della crescita e dell’occupazione, sulla semplificazione amministrativa e sulla riduzione dei costi della politica. Gli italiani all’estero sarebbero contrari a queste cose? Per quanto ci risulta, possiamo dire che essi sono decisamente interessati a vederle realizzare, e ci chiedono con insistenza che l’Italia diventi più sobria, più veloce e più moderna, dando una migliore immagine di sé a livello internazionale.
Oltre a queste cose, però, c’è anche il piano di chiusura dei consolati e degli Istituti di cultura. Scelta molto negativa, che abbiamo contrastato e continueremo noi stessi a contrastare con decisione. Ma è giusto ricordare che la pratica che il Ministro Mogherini si è trovata sul tavolo è un lascito della Bonino e che siamo di fronte alla quarta misura di questo tipo, fatte anche da Governi che il MAIE in passato ha sostenuto.
Se poi il “disinteresse per gli italiani all’estero”, che i rappresentanti del MAIE denunciano, si dovesse leggere come “disattenzione” del Governo verso la richiesta di avere un incarico di governo con delega, allora saremmo noi a porre una domanda: per arrivare a questo obiettivo, è giusto che un’esigenza di questo genere sia posta “privatamente” da un movimento, per altro non maggioritario in sede parlamentare, e non unitariamente e in dialogo tra tutte le componenti degli eletti all’estero, in modo da diventare una seria e obiettiva istanza politica?
C’è infine la richiesta di costituire un solo gruppo parlamentare degli eletti all’estero in ciascun ramo del Parlamento. Intanto c’è da considerare che i voti agli elettori all’estero sono stati chiesti da liste e candidati in competizione politica tra loro e quindi sarebbe poco comprensibile da un punto di vista democratico che all’indomani delle elezioni gli antagonisti del giorno prima diventino i parenti del giorno dopo. In secondo luogo è da dimostrare che chiudersi in un piccolo ghetto di eletti all’estero sia più produttivo che cercare di condizionare dall’interno le grandi forze parlamentari che esprimono la linea di governo e le politiche di settore. In terzo luogo, due Comitati per gli italiani nel mondo già esistono nei due rami del Parlamento, e pare che non stiano facendo male. In quarto luogo, se si vogliono veramente unire le forze per contare di più nelle scelte di governo, senza annullare qualunquisticamente le differenze, la soluzione ci sarebbe, e noi stessi l’abbiamo proposta: quella di una Commissione bicamerale sulle migrazioni e le mobilità che unisca gli eletti all’estero e importanti personalità elette in Italia e che abbia poteri di proposta e di indirizzo sulle politiche che ci riguardano. E disposto il MAIE a votare a favore della nostra proposta già depositata da tempo?
Non è tempo, comunque, di polemiche e di trasformismi. Per gli italiani all’estero la strada è stata finora lunga e difficile e tale continuerà ad essere nelle condizioni di difficoltà in cui versa l’Italia. Per quanto ci riguarda, non abbiamo firmato cambiali in bianco a nessun governo: continueremo a sostenere una linea di cambiamento, fortemente voluta dai nostri elettori; continueremo a dare il nostro sostegno ai provvedimenti che vanno in questa direzione e a quelli che raccolgono gli interessi degli italiani all’estero; continueremo con la stessa determinazione ad opporci a misure che riterremo sbagliate e controproducenti per l’Italia. Con la speranza, naturalmente, di incontrare su questa strada tutti gli eletti all’estero, compresi quelli che oggi ritengono di distinguere il loro cammino da quello degli altri.
Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta