Roma, 3 giugno 2010
Il Sottosegretario Sen. Alfredo Mantica, titolare della delega per gli italiani nel mondo, ha perduto un’altra occasione per tacere e per evitare che il nome degli italiani all’estero fosse associato, sia pure indirettamente, a posizioni politiche e di principio insostenibili. Ci riferiamo alle dichiarazioni da lui fatte in occasione dell’attacco di militari israeliani in acque internazionali al convoglio navale umanitario diretto a Gaza, un attacco che – come è noto – ha provocato nove morti ed è stato condannato dall’opinione pubblica internazionale e dalla grande maggioranza degli uomini di stato. L’ineffabile Sottosegretario ha infatti dichiarato: “Questa vicenda si può classificare come una voluta provocazione, (che) aveva un fine preciso, politico… Il principio della rappresaglia israeliana è un principio conosciuto nel mondo… Pensare che tutto avvenisse senza una reazione di una qualche natura era una dilettantesca interpretazione di chi ha provocato questa vicenda”. Insomma, chi la fa, l’aspetti. E chi vuole e ha tempo da perdere, si pianga i suoi morti.
Senza girarci intorno, pur essendo abituati alle spericolate e non richieste acrobazie dialettiche del Sottosegretario, siamo stupefatti e sconcertati. Può un uomo di governo che, purtroppo, ha la responsabilità degli italiani che per antonomasia hanno fatto dell’incontro con gli altri e del rispetto reciproco la loro esperienza di vita, considerare una provocazione e un’indebita ingerenza gli aiuti umanitari e la sollecitazione a rimuovere il blocco di Gaza, richiesto a piena voce dallo stesso Segretario dell’ONU Banki-Moon? Può ignorare che la gran parte della stessa stampa israeliana ha considerato eccessivo inopportuno e sbagliato l’intervento? Come persona o come semplice parlamentare lo può certamente fare, ma continuiamo a credere che un uomo di governo non possa fare il battitore libero, magari per assecondare un desiderio di visibilità che altrimenti sarebbe frustrato.
Chiedere di tacere a uno come Mantica è inutile e chiedergli di dimettersi è altrettanto inutile, conoscendo il noto disinteresse del personaggio, e in più nemmeno originale, visto che l’hanno già fatto inutilmente il CGIE, molti COMITES e non pochi operatori della comunicazione all’estero.
Più necessaria e più urgente ci sembra invece un’autonoma riflessione del Ministro degli Esteri sull’opportunità di conservare a chi finora ha saputo solo entrare in sistematica rotta di collisione con i suoi rappresentati una delega che fa acqua da tutte le parti.
Gino Bucchino, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Fabio Porta.