Benedetta primavera!
La primavera del 2007 ha coinciso, per le relazioni tra l’Italia e l’America Latina, con il momento più alto di riflessione comune sullo stato delle politiche di integrazione e di scambio a carattere sociale, economico e culturale. La Conferenza organizzata a ottobre dal Governo italiano a Roma, aperta dal Presidente del Consiglio Romano Prodi e conclusa dall’intervento del Ministro degli Esteri Massimo D’Alema, costituisce già un saldo punto di riferimento per lo sviluppo e il rafforzamento della presenza dell’Italia e dell’Europa nel continente. Merito del principale responsabile per la politica estera italiana in America Latina, il Vice Ministro degli Esteri Donato Di Santo, che ha fortemente voluto che questo importante appuntamento si tenesse a Roma alla presenza dei massimi livelli istituzionali italiani e di esponenti di primissimo piano dei Paesi latinoamericani.
La Conferenza è stata cosí al tempo stesso il momento di sintesi e di bilancio del primo anno e mezzo di “Governo Prodi” in Sudamerica, ossia della ripresa forte e decisa delle relazioni diplomatiche del nostro Paese con tutti i Paesi del continente.
Mai avevamo assistito ad un periodo tanto fitto di incontriistituzionali nelle relazioni italiane in Sudamerica; nel caso di alcune nazioni erano decenni che un Capo di Governo o Ministro degli Esteri italiano non vi realizzava una visita ufficiale.
Dietro a questa intensificazione dei rapporti va delineandosi un complesso e articolato quadro di politiche e di programmi che riprendono o – in alcuni casi – hanno avuto avvio in questi mesi: si va dalla ripresa (forse ancora timida) della cooperazione allo sviluppo al rilancio delle relazioni tra le Universitá; dall’intensificarsi dei grandi investimenti infrastrutturali al rifiorire delle relazioni tra enti locali italiani e sudamericani.
Il Brasile, grazie soprattutto al PAC (il Piano di Accelerazione della Crescita) e quindi al piano di sviluppo delle grandi infrastrutture strategiche, ha avuto un grande spazio nel corso delle due intense giornate di Conferenza.
L’attenzione non era limitata ai grandi investimenti.
Altri settori sono protagonisti di questa ripresa di interesse e di progetti. È il caso dell’ambiente (con la questione energetica in primo piano) e del lavoro (politiche di inserimento occupazionale e formazione professionale innanzitutto).
L’ultima settimana di novembre sarà, per il Brasile, un po’ il coronamento della nuova “primavera” latinoamericana, iniziata con la Conferenza di Roma.
Il 27 novembre si terrà infatti proprio in Brasile la riunione del “Tavolo” di coordinamento istituzionale delle politiche esistenti tra i due Paesi, con la delegazione italiana guidata proprio dal Vice Ministro Di Santo e con la ricca presenza di tutte le entità pubbliche e private protagoniste di questa fase di ripresa dei rapporti tra i due Paesi.
Anche questa scelta va nella direzione giusta: si vogliono cioè riempire di contenuto strategico quei luoghi istituzionali che mai avevano giocato un ruolo reale e incisivo nella pianificazione dei progetti e delle attività di cooperazione tra Italia e Brasile.
Il mese di novembre si concluderà con un importante Seminario organizzato dai due Ministeri del Lavoro; a questo ultimo evento dò una particolare importanza, principalmente per il fatto di avere come sostrato due elementi che ho sempre ritenuto fondamentali per lo sviluppo dei rapporti tra i due Paesi e per il rilancio e la valorizzazione della stessa presenza italiana in Brasile: il mondo del lavoro e i giovani.
Si tratta infatti di un connubio importante e, ripeto, per me indissolubile.
Il mondo del lavoro brasiliano, tanto nella sua accezione riferita alle organizzazioni sindacali dei lavoratori, quanto allo sviluppo della grande presenza industriale, è naturalmente figlio della storia dell’emigrazione italiana qui e nel continente.
Il fatto che oggi alcune grandi agenzie pubbliche o private italiane siano presenti in Brasile con specifici programmi che hanno voluto valorizzare proprio la centralità della presenza italiana e lo sviluppo di nuova e qualificata occupazione per i giovani, rappresenta certamente un elemento positivo e da incoraggiare.
La speranza è che il Seminario possa dare un contributo al coordinamento effettivo di questi interventi, costruendo magari possibili canali di collegamento stabile e integrato tra le politiche e gli interventi dei rispettivi Paesi.
In un momento di grande instabilità e incertezza di carattere politico e istituzionale (e il discorso vale tanto per l’Italia quanto per il Brasile) la “primavera italo-brasiliana” ci può e ci deve fare ben sperare per il futuro di questo proficuo e ormai indistruttibile rapporto; lo affermo pensando soprattutto alle giovani generazioni – italiane e latinoamericane – sempre più bisognose e disponibili a queste forme di interscambio e di cooperazione internazionale.