La perseveranza diabolica di Netanyahu

Lo sterminio dei palestinesi ha ucciso anche la reputazione di Israele

La risposta dello Stato di Israele all’orrendo eccidio del 7 ottobre del 2023 nel quale, per mano dei terroristi di Hamas, furono barbaramente assassinati mille e duecento civili e militari e sequestrati oltre duecento cittadini israeliani ha superato qualsiasi limite possibile e immaginabile; sono ormai quasi sessantamila i morti nella striscia di Gaza negli ultimi due anni, la maggior parte di essi donne e bambini.

Lo sdegno che si è sollevato in tutto il mondo davanti alle immagini quotidiane di persone inerti e affamate vittime dei continui attacchi israeliani ha distrutto la reputazione dello Stato di Israele, che da sempre si fondava sul fatto di essere l’unica democrazia nella regione medio-orientale; l’uso unilaterale e ormai indiscriminato della forza da parte del governo di Netanyahu ha così contribuito a consolidare l’immagine di uno Stato criminale, deciso a promuovere una guerra permanente (anche preventiva) contro qualsiasi Stato o popolazione sia considerata una minaccia alla sopravvivenza di Israele.

Sul piano militare Israele ha stravinto nei confronti di Hamas, e ciò è sotto gli occhi di qualsiasi osservatore internazionale; i bombardamenti a tappeto delle popolazioni palestinesi hanno distrutto interi quartieri di Gaza e soprattutto tutti i servizi essenziali, rendendo di fatto impossibile la vita in quel territorio.

Sono stati inspiegabilmente colpiti anche luoghi di culto, con azioni che Israele ha giustificato come “errori”; un “errore” che si è ripetuto con il bombardamento di persone affamate in fila per un pugno di alimenti.

Affamare una popolazione per renderla inerte è qualcosa di indicibile e ingiustificabile, tanto da indurre il noto scrittore e intellettuale israeliano David Grossman a parlare di “genocidio”.

L’Italia e l’Europa non possono continuare ad accettare tale situazione, né limitarsi a semplici prese di posizione o a sterili inviti al cessate il fuoco. E’ giunto il momento di rivedere l’accordo di associazione tra UE e Israele firmato nel 1995 e di proibire definitivamente qualsiasi vendita diretta o indiretta di armi ad un governo che sta compiendo un vero e proprio sterminio di un popolo ormai stremato.

L’Europa non può allinearsi all’atteggiamento ipocrita e quindi complice degli Stati Uniti, che a parole chiedono la pace ma che nulla fanno perché ciò avvenga.

Netanyahu appartiene a quella classe politica israeliana che si è sempre opposta al riconoscimento dello Stato della Palestina; sono gli stessi che boicottarono gli accordi di Oslo che costarono la vita a Rabin e Arafat. L’unico vero interesse di Netanyahu è stato fin dall’inizio di questa guerra quello di preservare il suo potere, anche a costo di mettere a repentaglio la vita degli ostaggi israeliani.

Chi ama davvero Israele e vuole continuare a rispettare la memoria di un popolo segnato dall’olocausto non può che dissociarsi in maniera chiara e netta dalle decisioni e dagli atti di un governo criminale che presto sarà giudicato dalle corti internazionali.

L’unico vero interesse di Netanyahu è la preservazione del suo potere

Commentando con i giornalisti italiani il bombardamento israeliano della Parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, il Presidente della Repubblica Mattarella ha detto: “Da tanti secoli, da Seneca a S. Agostino, ci viene ricordato che ‘errare humanum est, perseverare diabolicum’; è difficile vedere una involontaria ripetizione di errori e non ravvisarvi l’ostinazione a uccidere indiscriminatamente.”

Ecco, se non vogliamo che il seme maligno dell’antisemitismo torni a germogliare, non possiamo essere complici in alcun modo di questo demonio, “perseverante e assassino.”

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