Maggiore celerità nel riconoscimento della cittadinanza agli abitanti dei territori ex austro-ungarici

Risposta del Ministero dell’Interno a un’interrogazione dell’On. Fabio Porta

Roma, 31 marzo 2010

«A sette mesi dalla mia interrogazione al Ministro dell’Interno sull’andamento dei riconoscimenti di cittadinanza a favore delle persone nate e già residenti nei territori dell’ex impero austro-ungarico e ai loro discendenti» – ha dichiarato l’on. Fabio Porta, eletto nella ripartizione dell’America Meridionale della circoscrizione Estero – «il Sottosegretario Nitto Palma ha dato una risposta cortese e aperta, che però non risponde pienamente alle preoccupazioni che avevano motivato la mia iniziativa. Se dovessi riassumere in una battuta il tenore della risposta, direi che si sta camminando con passo più celere ma la strada che resta è ancora lunga.

Il Ministero dell’Interno, infatti, ha provveduto ad aggiungere unità di personale a supporto della Commissione interministeriale che si riunisce presso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione e ha disposto, come suggerito dalle associazioni dei Trentini, la trasmissione unificata degli atti dai consolati quando vi sia un comune ascendente. Esso ha stabilito con decreto, inoltre, che quando le autorità che ricevono le pratiche esprimono parere favorevole sulla loro completezza e rispondenza alla legge, il nulla osta sulla concessione della cittadinanza venga rilasciato direttamente dal Direttore Centrale per i diritti civili, senza il preventivo passaggio in commissione.

Nonostante ciò, delle 43.700 pratiche presentate, solo 14.750, sono state definite. Un terzo è troppo poco. E se questa è la situazione, i tempi di attesa rischiano di essere ancora lunghi.

Per avere una ricognizione precisa delle aree di provenienza, avevo chiesto anche di avere un monitoraggio della situazione consolato per consolato, allo scopo di capire come intervenire anche localmente. La risposta, invece, si limita a confermare che la maggior parte delle domande viene dal Brasile e dall’Argentina, cosa già nota.

E’ il caso, dunque, di fare di più, soprattutto perché dietro la vicenda burocratica c’è un mondo vivo e pulsante. Circa la metà di coloro che hanno richiesto la cittadinanza italiana è costituita da persone che non arrivano ai quarant’anni di età. Si tratta certo di riconoscere un diritto sancito dalle leggi – ha concluso l’on. Porta – ma anche di rendersi conto che è interesse dell’Italia recuperare queste forze attive e giovani, che ancora guardano a noi con affetto e disponibilità».

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