Perche dico no alla riforma di Comites e CGIE attualmente in discussione al senato

Alla continentale Cgie di Montevideo interviene il Vice Presidente del Comitato Permanente per gli italiani all’Estero della Camera dei Deputati, On. Fabio Porta

RIFORMA_COMITES

Roma, 18 aprile 2011

La proposta di legge Tofani, approvata in aula al Senato e adesso rinviata in Commissione, lungi dall’essere la necessaria e opportuna riforma di questi organismi è – al contrario – un malriuscito tentativo di normalizzazione del sistema di rappresentanza democratica degli italiani all’estero, in controtendenza rispetto al lungo processo di integrazione delle comunità degli italiani nel mondo svoltosi nel corso degli ultimi decenni.

Voglio ancora sperare che le prossime settimane vengano utilizzate dai colleghi del Senato per rivedere in commissione l’impianto della legge, e soprattutto per raccogliere l’invito di quanti in questi mesi hanno indirizzato a noi legislatori proposte e valutazioni attente e circoscritte relative alle ipotesi di riforma presentate in Parlamento.

La rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero avrebbe infatti bisogno di organismi di partecipazione democratica quanto più radicati sul territorio ed espressione del ricco e variegato mondo dell’emigrazione.

La legge Tofani invece prevede – e faccio soltanto alcuni esempi (scusandomi per la breve schematicità) – un generale innalzamento della soglia di cittadini presso ciascuna circoscrizione consolare (con una conseguente riduzione del numero dei Comites); l’introduzione del sistema elettorale maggioritario (che rafforza feudi e potentati affaristico-elettorali); la drastica riduzione della presenza degli oriundi (che, al contrario, stanno aumentando in questi anni in numero e qualità la loro presenza all’estero), fatto salvo per alcuni non meglio definiti “prestigiosi esponenti” delle collettività; una inspiegabile mortificazione e penalizzazione del mondo associativo (che non avrà più nei Comites e nel Cgie un loro ruolo e peso specifico); l’eliminazione dei pareri da parte dei Comites (quando invece ci si chiedeva di intervenire per renderli quanto più contundenti e incidenti) e la fine della funzione generale di rappresentanza e di organismo intermedio tra Comites e parlamentari eletti all’estero del Consiglio Generale per gli italiani all’estero.

L’impressione generale che si ricava da un’attenta lettura della legge è che prevalga nel legislatore l’opinione diffusa in certi ambienti secondo la quale i deputati e i senatori della circoscrizione estero sarebbero una sorta di “deus ex machina” di questo mondo, affidando loro così funzioni quasi taumaturgiche rispetto alle quali l’intero sistema di rappresentanza così riformato dovrebbe adeguarsi: sarebbe questo il nefasto risultato dell’approvazione di questa legge che introdurrebbe un pericoloso meccanismo secondo il quale una impropria e inopportuna collusione nei fatti dei poteri della rappresentanza diplomatico-consolare con quella di potentati locali più o meno rappresentativi delle nostre collettività diverrebbe il perno di un sistema del quale i parlamentari esteri sarebbero il naturale e finale referente.

Tutto il contrario degli ideali di democrazia e partecipazione costruiti e conquistati grazie ad anni di lotte e di impegno volontario e fattivo da parte di milioni di italiani e italo-discendenti che ambiscono ancora a rappresentare il vero valore aggiunto di un’Italia alla disperata ricerca dei modi con i quali uscire dalla crisi.

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