Il Governo risponde in Aula all’interpellanza urgente sulle giacenze delle pratiche di cittadinanza in Brasile
“La risposta che a nome del Governo il Sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi ha dato all’interpellanza urgente relativa agli arretrati e ai tempi di esame delle pratiche di cittadinanza in Brasile è stata francamente deludente. Sono spiacente di dovere arrivare a questa conclusione, tanto più che la nostra iniziativa era stata sottoscritta da parlamentari di diverso orientamento politico, a conferma del fatto che la sua sostanziale motivazione era quella di richiamare l’attenzione su un problema obiettivo e drammatico”.
E’ quanto ha dichiarato l’on. Fabio Porta a conclusione del confronto che si è svolto nell’Aula della Camera durante la sessione dedicata alle interpellanze urgenti.
“Nella nostra interpellanza avevamo da un lato sottolineato l’esito positivo avuto dal lavoro delle task force finanziate dal Governo di centrosinistra rispetto al totale delle giacenze in ambito continentale, avevamo dall’altro richiamato l’attenzione sulle contraddizioni ancora esistenti relativamente alle pratiche presentate in Brasile, che si aggirano ancora sulle duecentomila unità. In conseguenza avevamo chiesto soluzioni straordinarie per allineare in tempi ragionevoli i dati brasiliani a quelli dei nostri consolati in Argentina, Uruguay e Venezuela, sia per corrispondere ad un sacrosanto diritto dei cittadini che per mettere un freno ai ricorsi sempre più numerosi al Tar del Lazio, che si concludono ormai sistematicamente con la condanna della pubblica amministrazione.
Il Sottosegretario Craxi, pur compiacendosi per i risultati raggiunti sul piano generale, ha dovuto riconoscere che la situazione in Brasile continua a presentare aspetti di forte problematicità. Né il ritmo di smaltimento dei primi sei mesi di quest’anno, che ha consentito di passare da 204.000 pratiche giacenti a 194.000, fa intravedere una soluzione concreta in un tempo ragionevole e rispettoso delle persone interessate.
Il punto è che pur riconoscendo l’esistenza di una “questione brasiliana”, il rappresentante del Governo ha detto che le soluzioni organizzative esistenti nei nostri consolati in Brasile sono adeguate e “in linea” con quelle dei consolati di altri Paesi, a partire dal personale di ruolo fino ad arrivare a quello a contratto e ai lavoratori interinali.
Il punto è proprio questo: la dotazione di personale è “in linea”, ma i ritmi di smaltimento delle pratiche non sono “in linea”, nonostante la indiscutibile professionalità e l’impegno dei funzionari e degli addetti, ai quali si deve che le cose non siano addirittura peggiori. E allora, se la situazione è particolare e atipica, non si può pensare di affrontarla con le parole e con gli auspici, ma solo con misure straordinarie e temporanee. Proprio quello che il Governo non ha accettato di fare.
Ancora più disarmante è risultata la risposta alla seconda questione che con l’interpellanza abbiamo sollevato, quella dei tempi di riassorbimento delle richieste di riconoscimento della cittadinanza avanzate dai discendenti degli abitanti dell’ex Impero Austro-Ungarico e giacenti presso il Ministero dell’Interno. Su circa 45.000 domande, ne sono state esaminate appena 19.500, nonostante le sollecitazioni da più parti avanzate, comprese quelle mie con precedenti atti parlamentari. Eppure, in questo caso, non si tratterebbe di nuove assunzioni, ma solo di semplificazione di procedure e di un più convinto impiego di personale già esistente.
Che questo Governo gli italiani all’estero voglia abbandonarli al loro destino sembra ormai provato dal continuo ripresentarsi di atti ostili, dai tagli allo svuotamento della rappresentanza, dalla chiusura dei consolati alla Cancellazione della Circoscrizione Estero. Non meno preoccupante è però il fatto che a questo Governo poco importa il danno di immagine che le file e le attese di anni per avere l’esaudimento di un diritto comportano per il Paese nel contesto internazionale, proprio in un momento nel quale abbiamo bisogno di credibilità come l’aria che respiriamo. E ancor meno pare importare il fatto che si stia sviluppando una gara al bersaglio contro la pubblica amministrazione da parte di cittadini che, avendone le possibilità, si rivolgono ai giudici amministrativi per ottenere il rispetto delle leggi.
Per quanto ci riguarda, non ci rassegniamo né a vedere diventare l’Italia un piccolo Paese né a vedere lo Stato messo nel tritacarne dell’inefficienza e dell’abbandono. Quando si tratta di diritti dei cittadini, non si possono fare sconti e, per quanto è nelle nostre possibilità, noi non ne faremo, nonostante la deriva alla quale il Governo sta abbandonando il Paese”