Chiuso l’Ufficio scuola in concomitanza con l’accordo sul riconoscimento dei titoli di studio. Le famiglie costrette a fronteggiare il raddoppio delle rette della “Codazzi”
“Non passa giorno che da qualche parte del mondo dove vi sono importanti concentrazioni di italiani non giungano segnalazioni di difficoltà e di vero e proprio arretramento dei servizi esistenti, in particolare di quelli riguardanti la formazione e la promozione della lingua e della cultura italiana.
Il caso al quale oggi devo fare riferimento è quello di Caracas, dove è stato chiuso l’ufficio scuola del consolato, in sconcertante coincidenza con l’accordo firmato dal nostro paese con il Venezuela sul reciproco riconoscimento dei titoli di studio. Ancora una volta, la mano destra non sa quello che fa la sinistra, anche se entrambe appartengono allo stesso corpo, vale a dire al Ministero degli Affari Esteri.
Per aggiungere dell’altro, ad una settimana dall’inizio delle lezioni, la scuola italiana “Agostino Codazzi”, di notevole tradizione culturale e formativa, ha praticamente raddoppiato le rette a carico delle famiglie dei ragazzi che la frequentano. Le famiglie di fronte al fatto compiuto in realtà non hanno alternative in quanto, essendo la “Codazzi” una scuola paritaria, rilascia titoli di studio che possono essere riconosciuti dall’ordinamento venezuelano. La “Codazzi”, tuttavia, proprio in qualità di scuola paritaria, riceve un contributo dal Ministero degli Esteri, anche se nell’ultimo anno ridotto al minimo.
Per richiamare l’attenzione dei responsabili delle strutture ministeriali cui fanno capo queste problematiche, ho presentato un’interrogazione al Ministro degli Esteri per sollecitare una soluzione positiva in ordine al ripristino dell’ufficio scuola, in considerazione del moltiplicarsi delle esigenze legate alla stipula dell’accordo bilaterale. Ho chiesto al Ministro, inoltre, di fare in modo che i nostri rappresentanti facciano presente ai responsabili della “Codazzi” le difficoltà che un aumento delle rette tanto sensibile produce alle famiglie degli alunni, tanto più che nella legge di stabilità all’esame della Camera si prevede di triplicare le risorse da destinare alle scuole paritarie. Credo sia legittimo chiedere che, sia pure nel rispetto più convinto dell’autonomia delle scuole private riconosciute, i contributi pubblici abbiano ripercussioni anche sulla condizione delle famiglie che scelgono per i propri figli una formazione culturale di impronta italiana.