Porta (PD): al governo Chiedo di ratificare al piu’ presto l’accordo di sicurezza sociale con il Cile

Nella mia interrogazione in Commissione esteri ho denunciato l’inadempienza dell’Italia nei confronti di migliaia di cittadini italiani e cileni che hanno versato i contributi ma non possono ottenere la pensione.

Nei giorni scorsi, dopo ben oltre dieci anni di inattività in materia di stipula di convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, il Consiglio dei Ministri ha approvato i disegni di legge (che ora andranno al vaglio del Parlamento) per il rinnovo dell’accordo bilaterale di sicurezza sociale con il Canada e la stipula degli accordi con Giappone, Israele e Nuova Zelanda. Una lodevole iniziativa dell’ex Ministro degli Esteri Emma Bonino, sostenuta e incentivata anche dai parlamentari del Partito Democratico eletti nella Circoscrizione Estero. Tuttavia l’unico mio grande disappunto deriva dal fatto che l’accordo bilaterale di sicurezza sociale con il Cile è stato per l’ennesima volta dimenticato. Si tratta di una annosa e grave inadempienza del diritto internazionale  commessa dall’Italia in considerazione del fatto che l’accordo è stato firmato dai due Stati contraenti nel lontano  1998 e in quello stesso anno approvato dal Parlamento cileno. Ho quindi deciso di presentare una interrogazione in Commissione Affari esteri per sollecitare da parte di Governo e Parlamento la doverosa ratifica dell’accordo con il Cile. Nell’interrogazione stigmatizzo infatti che a 15 anni di distanza dalla firma della convenzione e dall’approvazione del Parlamento cileno, il Governo e il Parlamento italiani non hanno ancora onorato gli impegni internazionali assunti con il Cile, con il popolo di quel Paese e soprattutto con le migliaia di cittadini italiani ivi residenti (come è noto in America Latina l’Italia ha stipulato convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con Argentina, Brasile, Uruguay e Venezuela mentre sono ancora esclusi Paesi come il Cile, il Messico, il Perù, l’Ecuador dove vivono importanti comunità di cittadini italiani).  Ho ricordato al Governo che attualmente tra Italia e Cile non esistono accordi che regolano i rapporti in materia sicurezza sociale – si tratta di una lacuna che  finora non ha consentito a migliaia di cittadini italiani residenti in Cile e di cittadini cileni residenti in Italia (o rientrati in Cile dopo la fine della dittatura) di maturare un diritto a prestazione pensionistica sebbene essi abbiano versato i contributi assicurativi sia in Italia che in Cile. Ho inoltre ricordato che più volte le massime autorità politiche cilene hanno evidenziato l’interesse a una rapida conclusione del processo di ratifica da parte italiana dell’Accordo in materia di sicurezza sociale, sottoscritto a Santiago il 5 marzo 1998, nella consapevolezza che la sua entrata in vigore sarebbe stata di utilità per numerosi cittadini di entrambi i Paesi. Ho evidenziato inoltre  nella mia interrogazione che nella seppur apprezzabile  strategia di internazionalizzazione del Paese che questo Governo dice di voler perseguire, purtroppo a causa del drastico ridimensionamento delle cosiddette politiche emigratorie che da alcuni anni si sta determinando, rischiano di offuscarsi le potenzialità legate alla presenza degli italiani nel mondo e tende a restringersi la rete di relazioni che essa ha assicurato nel tempo, con grave danno del paese soprattutto in questo passaggio di gravi difficoltà economiche e sociali. In particolare l’abbandono della gestione delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale non consente di esercitare una doverosa tutela dei diritti e un rigoroso controllo dei doveri socio-previdenziali di una parte non marginale delle nostre comunità, costituita da anziani che spesso vivono in realtà (come l’America Latina) dove i sistemi di protezione sociale non assicurano livelli di tutela adeguati e dai nuovi soggetti migranti i quali sono protagonisti di una mobilità internazionale fonte di carriere lavorative ed assicurative frammentate che necessitano di nuovi e più adeguati strumenti di tutela previdenziale, fiscale e sanitaria. La convenzione con il Cile se e  quando entrerà in vigore si applicherà per quanto riguarda l’Italia  alla legislazione concernente l’assicurazione generale obbligatoria per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti dei lavoratori dipendenti, comprese le gestioni speciali per i lavoratori autonomi; ai regimi sostitutivi dell’AGO e alle forme obbligatorie di previdenza gestite da persone giuridiche private concernenti i lavoratori dipendenti ed autonomi; all’assicurazione per malattia; mentre per quanto riguarda il Cile al nuovo sistema di pensioni di vecchiaia, invalidità e superstiti, basato sulla capitalizzazione individuale; ai regimi di pensione di vecchiaia, invalidità e superstiti gestiti dall’Instituto de Normalizacion Previsional; e, in maniera limitata, ai regimi di assistenza sanitaria.

Ho chiesto quindi al Governo e ai Ministeri interessati quali iniziative urgenti intendano  intraprendere, per onorare gli impegni presi con il Cile ed approvare perciò al più presto il Disegno di legge di ratifica e di esecuzione della convenzione bilaterale di sicurezza sociale tra Italia e Cile al fine di completare il quadro degli accordi bilaterali di sicurezza sociale stipulati dall’Italia con i maggiori Paesi di emigrazione ed in particolare di tutelare finalmente i lavoratori italiani emigrati in Cile ed i lavoratori cileni emigrati in Italia, consentendo così a coloro i quali hanno versato contributi nell’Assicurazione generale obbligatoria italiana e nell’assicurazione cilena, anche in anni remoti, di non perdere la contribuzione versata e di maturare un diritto ad una prestazione socio-previdenziale italiana e/o cilena.

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