Porta (PD): il governo deve garantire ed ampliare i diritti socio-previdenziali degli italiani all’estero

Il 2015 deve rappresentare una svolta nella gestione del sistema di tutela dei diritti del mondo dell’emigrazione: troppe le incertezze e le contraddizioni attuali.

Il momento economico e politico, con tutte le sue incertezze e contraddizioni, non contribuisce certamente a far sì che siano affermati, consolidati e magari estesi, i diritti e le tutele socio-previdenziali degli italiani che vivono all’estero. Un mondo composito     quello dell’emigrazione, costituito da anziani, adulti e giovani i quali in un modo o nell’altro hanno tutti ancora legami con l’Italia e diritti da rivendicare: la pensione, l’assistenza sanitaria in Italia e all’estero, una giusta disciplina  fiscale sui loro redditi e sulle loro proprietà,  regole e garanzie sul mercato del lavoro. Purtroppo  sono ormai parecchi anni che lo Stato ed i Governi italiani che si sono succeduti sottovalutano e spesso dimenticano lo stato precario ed ormai inadeguato del sistema di sicurezza sociale, fiscale e sanitario in regime internazionale. Dobbiamo perciò augurarci che il 2015 sia un anno di svolta nelle politiche “migratorie” dello Stato italiano e che la conquista della stabilità politica (da tutti auspicata) consenta a chi ci guida e sovrintende (Governo, Parlamento e Istituzioni) di completare e aggiornare dottrina ed impianto del sistema che informa il rapporto tra Italia ed emigrati in materia di diritti socio-previdenziali. Ho denunciato a più riprese che nella strategia di internazionalizzazione del Paese, a causa del drastico ridimensionamento delle  cosiddette politiche migratorie che da alcuni anni si sta determinando, rischiano di offuscarsi le potenzialità legate alla presenza degli italiani nel mondo e tende a restringersi la rete di relazioni che essa ha assicurato nel tempo, con grave danno del Paese soprattutto in questo passaggio di gravi difficoltà economiche e sociali. Oltre a limitare le prospettive di internazionalizzazione dell’Italia, la sensibile riduzione dell’intervento pubblico e il totale abbandono della gestione delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale e per l’assistenza sanitaria e le gravi incongruenze contenute in alcune convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali (come quelle con il Brasile e il Canada ancora irrisolte) non consente di esercitare una doverosa tutela dei diritti e un rigoroso controllo dei doveri socio-previdenziali di una parte non marginale delle nostre comunità, costituita da anziani che spesso vivono in realtà dove i sistemi di protezione sociale non assicurano livelli di tutela adeguati. I vuoti normativi e lo stallo di iniziative negoziali per la stipula e il rinnovo degli accordi danneggeranno inoltre  i nuovi soggetti migranti i quali sono sempre più protagonisti di una mobilità internazionale fonte di carriere lavorative ed assicurative frammentate che necessitano di nuovi e più adeguati strumenti di tutela previdenziale, fiscale e sanitaria. Se da una parte quindi è ineludibile dovere etico riconoscere alla nostra vecchia emigrazione il contributo storico dato in momenti difficili al Paese, dall’altra non si possono ignorare i compiti di tutela e di solidarietà verso coloro che sono costretti nuovamente a lasciare il Paese perché in seria difficoltà, a partire proprio dalla tutela previdenziale e sanitaria.  Ribadisco quindi che sarà mio impegno prioritario nel prosieguo di questa legislatura sollecitare governo, parlamento e istituzioni a riprendere i negoziati, sospesi da troppi anni, per la stipula e il rinnovo degli accordi bilaterali di sicurezza sociale e di assistenza sanitaria con i Paesi di emigrazione italiana in America latina, in America centrosettentrionale e nel resto del mondo, al fine di completare il quadro del sistema di tutela internazionale dei diritti previdenziali dei lavoratori migranti e soprattutto di garantire la revisione degli accordi già stipulati ma divenuti oramai inadeguati e superati dai recenti aggiornamenti e dall’evoluzione normativa delle legislazioni dei Paesi contraenti. Sarà altresì mia premura garantire che nel corso del 2015  il Comitato per gli Italiani nel mondo della Camera dei deputati, del quale sono Presidente,  sviluppi una riflessione approfondita sulle tematiche che stanno più a cuore ai nostri connazionali ed in particolare  solleciti iniziative parlamentari e di governo in materia di sicurezza sociale dei migranti con particolare interesse ed attenzione alla definizione di una convenzione patronati-MAECI per rafforzare il ruolo dei patronati all’estero al fine di continuare ad assicurare servizi diffusi e competenti in queste materie.

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