“A quasi 50 anni dalla sua entrata in vigore (3 agosto 1977) l’Accordo bilaterale di sicurezza sociale tra Italia e Brasile non è stato ancora rinnovato e aggiornato. È quanto denuncio nella interrogazione ai Ministri del Lavoro e degli Affari esteri che ho depositato oggi, sottolineando il fatto che l’Accordo è oramai obsoleto e non tutela più in maniera adeguata i diritti e gli interessi dei lavoratori e pensionati italiani in Brasile.
È da tempo che ricordo ai vari governi che purtroppo, e nonostante la ripresa dei flussi migratori in entrata e in uscita, è da molti anni sospesa l’attività dello Stato italiano per garantire ai cittadini italiani residenti – o che si recano – all’estero e agli stranieri che immigrano in Italia una adeguata tutela socio-previdenziale in regime internazionale. Infatti la stragrande maggioranza delle convenzioni in vigore sono state stipulate, tranne alcune eccezioni, negli anni settanta e ottanta del secolo scorso, come ad esempio quella con il Brasile che risale al 1977, quella con l’Argentina al 1984, con l’Uruguay al 1985, con il Venezuela al 1991, con gli USA al 1978, con la ex Jugoslavia addirittura al 1961 (mentre sono state rinnovate le convenzioni con Australia e Canada). Sono evidentemente convenzioni obsolete nello spirito, nei contenuti e nella forma che non possono più tutelare adeguatamente diritti e interessi o doveri dei futuri pensionati perché non sono state adeguate alle evoluzioni e agli aggiornamenti, talvolta radicali, delle legislazioni e dei sistemi previdenziali dei Paesi contraenti.
In particolare in questa mia ultima interrogazione stigmatizzo che l’Accordo di sicurezza sociale con il Brasile è oramai superato e inefficace e che nonostante i numerosi negoziati tra i due Paesi avvenuti negli anni ’90 per realizzare il necessario aggiornamento, non è stato ancora rivisto e rinnovato.
Giova evidenziare che l’Accordo (o Convenzione) bilaterale attualmente in vigore ESCLUDE dal campo di applicazione soggettivo, e quindi da ogni tutela previdenziale, sia i dipendenti pubblici che i liberi professionisti i quali, tra l’altro, non possono quindi totalizzare i periodi di contribuzione versati nei due Paesi al fine di maturare un diritto previdenziale, creando così una intollerabile disparità di trattamento con i dipendenti privati – che è stata invece da tempo sanata dai regolamenti comunitari di sicurezza sociale. Inoltre l’Accordo in vigore non prevede la totalizzazione multipla, cioè la possibilità di totalizzare i contributi versati in Paesi terzi; non contempla nel campo di applicazione ratione materiae i trattamenti di disoccupazione e le prestazioni familiari; è un accordo disorganico e a volta ambiguo per quanto riguarda l’applicabilità della tutela sanitaria, mentre invece servirebbero disposizioni più complete e chiare in materia di assistenza medica, farmaceutica, protesica, odontoiatrica, ambulatoriale e ospedaliera.
Vale la pena evidenziare che sono ripetute e decise le proteste e le sollecitazioni da parte di ex dipendenti pubblici italiani e di gruppi di professori universitari italiani in Brasile e brasiliani in Italia i quali hanno segnalato il problema alle autorità competenti italiane e brasiliane, evidenziando in particolare come l’esclusione dei dipendenti pubblici e dei liberi professionisti dall’Accordo di sicurezza sociale in vigore sia non solo ingiustificata e rappresenti una violazione di elementari diritti sociali e una disparità di trattamento rispetto agli altri lavoratori, ma anche un deterrente alla mobilità e allo scambio scientifico e professionale tra i due Paesi.
Per questi motivi, e perché credo fermamente che i diritti degli italiani residenti in Brasile debbano essere tutelati e garantiti nel miglior modo possibile, ho chiesto al Governo di avviare al più presto i negoziati con le autorità brasiliane per la realizzazione del rinnovo dell’Accordo di sicurezza sociale tra Italia e Brasile che contempli il necessario aggiornamento normativo e assicurativo e la copertura previdenziale dei dipendenti pubblici e dei liberi professionisti”.
Fonte: Ufficio Stampa On. Fabio Porta