“Ho presentato, assieme ai colleghi del PD eletti all’estero Farina. Fedi, Garavini e La Marca, un disegno di legge che prevede la riassegnazione al Ministero degli esteri, da Parte del Ministero del’economia e delle finanze, dei proventi derivanti dal contributo di 300 euro per la domanda di riconoscimento di cittadinanza, introdotto dal decreto sulla competitività e la giustizia sociale.
La vicenda è nota e, comunque, conviene ricostruirla, anche per evitare spiacevoli strumentalizzazioni. Nel corso dell’iter parlamentare del provvedimento, al Senato, è stato introdotto un emendamento che HA fissato il versamento, con la giustificazione di recuperare risorse da destinare all’eliminazione degli arretrati delle pratiche di cittadinanza. Purtroppo, nel testo approvato al Senato, la finalizzazione dei proventi non era esplicitamente dichiarata. Appena arrivato alla Camera, io e gli altri colleghi del PD eletti all’estero abbiamo presentato un emendamento chiarificatore, che però è decaduto perché il Governo ha messo la fiducia sull’intero provvedimento.
L’unica cosa che a quel punto restava da fare era presentare un ordine del giorno di impegno a usare quelle risorse per costituire task force da applicare agli arretrati di cittadinanza.
L’abbiamo fatto e il Governo l’ha accolto. Tuttavia, per dare certezza di diritto ai cittadini interessati e stabilire un vincolo più stringente per il Governo, abbiamo ritenuto di presentare anche un disegno di legge nel quale la questione fosse organicamente affrontata.
Il disegno di legge è composto di tre articoli. Il primo prescrive che il Ministero dell’economia attribuisca al bilancio del Ministero degli esteri, a partire dal 2014, le somme percepite a seguito del versamento dei 300 euro. Il secondo impone al Ministro degli Esteri di trasferire le somme ai consolati in modo proporzionale rispetto alle percezioni effettuate da ciascuno di essi. Il terzo destina le risorse, in modo esclusivo, al miglioramento dei servizi consolari, stabilendo anche una priorità: l’assunzione di personale in loco da utilizzare, con la guida e il controllo del personale consolare, per lo smaltimento delle pratiche arretrate di cittadinanza.
Mi auguro che molti altri colleghi, di diverso orientamento, vogliano sottoscrivere la nostra proposta in modo da giungere al più presto ad una soluzione del problema degli arretrati delle richieste di cittadinanza. Un esito che, oltre ad essere giusto per gli interessati, è utile per l’Italia perché le consente di recuperare di fronte all’opinione pubblica internazionale la credibilità messa in discussione dal fatto che un cittadino per vedersi riconosciuto un diritto sancito dalle leggi debba aspettare degli anni”.