L’esponente del PD è intervenuto sul Governo per evitare la retroattività del contributo e annuncia un disegno di legge per destinare i proventi allo smaltimento delle pratiche di richiesta di cittadinanza.
Il mio impegno per la destinazione al miglioramento dei servizi consolari dei proventi del versamento di 300 euro per le domande di cittadinanza non si è fermato all’accoglimento da parte del Governo dell’ordine del giorno che richiedeva l’attivazione delle task force per lo smaltimento degli arretrati. Al di là delle speculazioni propagandistiche, che non mancano, e dei toni protestatari indifferenziati, il punto sul quale non possono né devono esserci equivoci è proprio questo: l’estensione agli adulti che richiedono il riconoscimento di cittadinanza del contributo di 300 euro, che in Italia è stabilito per gli stranieri che desiderano diventare cittadini, si può giustificare alla sola condizione che quelle risorse ritornino agli stessi cittadini in forma di servizi più efficienti. E questo vale soprattutto per quelle realtà, come il Brasile e in genere l’America meridionale, nelle quali i tempi di attesa per la conclusione dell’iter burocratico ormai si contano ad anni.
Intanto, ho interpellato il MAE sulle notizie, che vengono proprio dall’America meridionale, relative alla pretesa, francamente assurda, che il contributo di 300 euro sia versato anche per le domande già presentate. Anche se l’iter amministrativo non è ancora iniziato – ma per responsabilità dell’amministrazione e non del richiedente – si tratterebbe di un’estensione retroattiva degli effetti di una legge che nel nostro ordinamento non dovrebbe essere consentita. Per la verità, dal Governo sono giunte rassicurazioni in questo senso, per le quali, comunque, continuerò a chiedere conferme formali e definitive.
Ad ogni modo, per mettere la questione una volta per tutte in punto di diritto, sto presentando un disegno di legge nel quale si prevede il ristorno da parte del Ministero delle Finanze delle somme percepite e l’assegnazione delle stesse ai consolati perché siano utilizzate per migliorare i servizi ai cittadini e, in particolare, per riassorbire in tempi ragionevoli le pratiche di cittadinanza presentate che aspettano da anni un loro esito.
Voglio ricordare che il contributo dei 300 euro non è stato proposto dal Governo, ma è stato inserito al Senato durante la discussione sul provvedimento sulla competitività. A questo punto, non resta che fare di necessità virtù e cercare di dare un segno positivo ad un atto che altrimenti suonerebbe come un ingiustificato sacrificio a danno dei cittadini”.