Roma, 18 luglio 2017 – Ufficio Stampa On. Fabio Porta
Il deputato eletto in America Meridionale interviene a nome del gruppo del Partito Democratico dopo l’informativa del Ministro Alfano.
Pubblichiamo di seguito il testo del suo intervento:
“Signor Presidente, Cari colleghi, Signor Ministro,
il gruppo del Partito Democratico ha apprezzato la sensibilità e soprattutto la tempestività con la quale il governo ha voluto rispondere al nostro invito a riferire con urgenza qui alla Camera sull’evoluzione, purtroppo negativa, della crisi umanitaria e istituzionale che da lunghi mesi investe un Paese a noi caro, il Venezuela.
Venendo qui oggi, Lei ha confermato il grande livello di attenzione e di preoccupazione con la quale il governo segue questa vicenda, nonché il suo grande rispetto verso il Parlamento.
Quel rispetto che non hanno avuto quei gruppi paramilitari che la scorsa settimana hanno fatto irruzione nel Parlamento venezuelano, ferendo gravemente sette nostri colleghi deputati, dei quali uno in forma molto grave.
A quei deputati, all’Assemblea Legislativa del Venezuela va la solidarietà del Parlamento italiano che quasi un secolo fa ha sofferto l’onta e la vergogna di un analogo squadrismo di stampo fascista.
Domenica scorsa, i venezuelani si sono espressi in forma libera e democratica attraverso un plebiscito popolare, promosso dai partiti di opposizione al governo secondo quanto stabilito dalla Costituzione: 7.676.894 persone si sono espresse in forma massiccia contro la proposta del governo Maduro di dare vita attraverso ad un’assemblea costituente non eletta a suffragio universale ad una prospettiva di stampo chiaramente antidemocratico.
In un clima segnato da intimidazioni e violenze (due morti durante le operazioni elettorali), con una campagna elettorale di una sola settimana (tra l’altro proibita e ostacolata in tutti i modi dal Consiglio Nazionale Elettorale), con un numero di seggi sette volte inferiore a quello previsto per le consuete elezioni, l’opposizione ha raggiunto quasi lo stesso numero di voti delle ultime elezioni parlamentari, quando conquistò i 2/3 dei seggi dell’Assemblea Legislativa. Un evidente successo, un chiaro e inequivocabile NO alla proposta di Assemblea Costituente avanzata dal Governo Maduro.
Un “serio rischio per la democrazia”: così il Vaticano ha stigmatizzato questa ipotesi (attraverso il suo rappresentante presso l’Organizzazione degli Stati Americani). Come lei sa bene , Signor Ministro, anche il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha invitato il Presidente Maduro a riconsiderare questo progetto; l’Assemblea Costituente, ha scritto Gentiloni insieme al Primo Ministro spagnolo Rajoy al Presidente venezuelano, “dividerebbe ancora di più il Paese anziché unirlo”. Stessa posizione espressa dalla UE attraverso il suo Alto Rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini, alla quale va tutta la nostra solidarietà per il pesante attacco e le offese ricevute proprio dal Presidente Maduro.
Anche noi, Signor Ministro, crediamo al dialogo e ad una soluzione pacifica della grave crisi in atto (non dimenticando che dall’inizio delle proteste i morti sono quasi cento); un dialogo che per essere concreto e non solo un’enunciazione di princìpi deve partire dal rispetto delle quattro condizioni che tutti gli organismi internazionali hanno indicato come irrinunciabili: mi riferisco alla liberazione dei detenuti politici (e permettetemi di salutare il padre di uno dei leader dell’opposizione, Leopoldo Lopez, oggi qui in tribuna !), all’apertura di un canale per gli aiuti umanitari, al rispetto delle prerogative costituzionali del Parlamento e alla convocazione di libere elezioni a suffragio universale.
In Venezuela, Signor Ministro, vive una delle più grandi collettività italiane all’estero; si tratta di milioni di uomini e donne che nel corso di oltre un secolo hanno contribuito alla crescita di quel Paese e – con le loro rimesse – anche del nostro. L’Italia sta facendo molto, con il rafforzamento della rete consolare e lo stanziamento di un milione di euro per l’assistenza ai cittadini indigenti. Abbiamo risolto il problema delle pensioni italiane in Venezuela e stiamo cercando di affrontare la questione più complessa del mancato pagamento di quelle venezuelane in Italia. Tutti, Governo, Parlamento e anche i mezzi di informazione e l’opinione pubblica possono e devono fare di più. Lo dobbiamo al futuro democratico di un Paese amico, ai nostri tanti connazionali che vivono in Venezuela e alle prospettive di pace e sviluppo dell’intero continente sudamericano!”