VOTO ESTERO, “UN IMBROGLIO IN SCALA INDUSTRIALE”. PORTA (PD) A ITALIACHIAMAITALIA: “ANOMALIE NEI VOTI USEI”

Fabio Porta, deputato Pd che alle Politiche 2018 si è candidato al Senato in Sud America ma non è riuscito a entrare in Parlamento, denuncia anomalie che riguardano i voti raccolti dall’USEI in alcuni seggi di Buenos Aires: “Da una media del 20% all’80%, da 100-150 voti in alcune sezioni, si arriva a 600, 700, 800 voti”. E intanto il voto estero è sempre più a rischio: “Va messo in sicurezza, altrimenti ce lo tolgono”

Voto all’estero, “un imbroglio in scala industriale”. Sono parole pronunciate da Fabio Porta, uno che il meccanismo elettorale con cui votano gli italiani nel mondo lo conosce molto bene.

Deputato Pd, alle Politiche 2018 si è candidato al Senato nella ripartizione estera Sud America, ma questa volta non ce l’ha fatta a conquistare il seggio in Parlamento. Peccato, Porta – comunque la si pensi – è uno valido.

Perché l’onorevole parla di “imbroglio” colossale quando si riferisce al voto dei nostri connazionali residenti oltre confine? Andiamo per gradi.

Alcuni giorni fa il deputato ha annunciato di avere presentato un esposto, come Pd, alla Corte d’Appello. Risulterebbero, a suo dire, “oggettive anomalie” in diversi seggi appartenenti alla circoscrizione consolare di Buenos Aires, Argentina.

Nel comunicato stampa diffuso l’altro giorno Porta non lo dice, ma a colloquio con ItaliaChiamaItaliasvela: “I dati anomali riscontrati riguardano i voti dell’USEI”, l’Unione Sudamericana Emigrati Italiani fondata e presieduta da Eugenio Sangregorio, imprenditore di origine calabrese che vive e lavora a Buenos Aires, ma che nei prossimi anni sarà spesso a Roma, visto che è stato eletto deputato a questo giro, dopo essersi candidato ad ogni elezione dal 2006 ad oggi.

L’USEI in Sud America conquista anche il senatore, eletto Alessandro Cario. E anche questo fatto fa storcere il naso. Secondo quanto riferiscono a ItaliaChiamaItalia fonti argentine, infatti, Cario avrebbe fatto una campagna elettorale all’acqua di rose. Dunque, è il ragionamento di alcuni in queste ore, tutti quei voti non si spiegano. Non solo: Cario non è argentino, ma uruguayano. Di fatto, è il primo eletto all’estero uruguayano della Storia della Repubblica. In Argentina lo conoscono davvero in pochi. Ancora, l’interrogativo: da dove arrivano tutti i voti che ha preso?

La situazione è davvero delicatissima, abbastanza ingarbugliata. Per questo abbiamo contattato l’On. Porta in persona, per approfondire ulteriormente. E lui a ItaliaChiamaItalia ha parlato di numeri che dovrebbero fare riflettere chiunque.

On. Porta, perché dice che le “anomalie” riscontrate riguardano i voti dell’USEI? Su quali dati si basa per fare tale affermazione?

Durante lo scrutinio del voto estero a Castelnuovo di Porto ho potuto vedere con i miei occhi come in diverse sezioni i voti dell’USEI passassero da una media fisiologica del 20% fino ad arrivare all’80%, ovvero da una media di 100-150 voti in alcune sezioni – viste da me, altre me le hanno segnalate – si arriva a 600, 700, 800 voti.

E allora?

Beh, ovviamente questo è molto strano. Da qui nasce l’esposto, che non arriva a nessuna conclusione, ma indica alla Corte d’Appello l’esistenza di alcune anomalie da verificare.

Perché definisce quella differenza di voti una “anomalia”? Magari l’USEI in alcune zone di Buenos Aires ha lavorato molto bene e ha raccolto consensi. No?

Quei numeri dimostrano comunque che qualcosa non torna, che qualcosa non è stato fatto secondo le normali logiche della votazione.

Si spieghi meglio per favore.

Beh, basta guardare i dati. Anche il risultato generale dell’USEI è altrettanto anormale, visto che passano dai 45mila voti del 2013 – di cui quasi 25mila provenienti dal Brasile grazie alle candidature di Edoardo Pollastri e Renata Bueno, e dunque al netto di quelli brasiliani in Argentina ne prese 20mila – ai 65mila di oggi, 60mila nella sola Argentina e il resto praticamente tutto in Brasile, se togliamo qualche voto avuto in Uruguay.

Anche questo mi pare un dato abnorme, è una situazione inversa a quella che successe con Juan Esteban Caselli (ex senatore PdL, ndr), passato da 60mila a 6mila voti. In quell’occasione abbiamo avuto la prova dei suoi voti inesistenti.

In quanti seggi, secondo le informazioni in suo possesso, sarebbe stata registrata questa “abnorme” differenza di voti?

In almeno una decina di seggi, tra quelli che ho potuto seguire io direttamente e quelli che mi sono stati segnalati. Ovviamente questi sono quelli che abbiamo individuato, ma mi immagino che la Corte d’Appello vorrà fare una verifica quanto meno su tutti i seggi di Buenos Aires, se non dell’Argentina intera.

Secondo lei cosa può essere successo?

Non credo che l’anomalia abbia preso vita in consolato. Dopo le denunce del passato, ministero e diplomatici sono sempre più rigidi nelle loro procedure.

Dove sarebbe il trucco, se c’è?

Per capire cosa è successo andrei a verificare tramite i database la tracciabilità del voto, ovvero se gli elettori di quelle sezioni hanno davvero ricevuto il plico elettorale e dunque espresso il proprio voto. Perché se dovesse essere verificato – e mi pare che tecnicamente la cosa sia possibile, con il codice a barre e con la cronologia della spedizione dei plichi – che qualche elettore non ha ricevuto il plico ma il suo voto risulta comunque inserito in una di quelle sezioni, questo dimostrerebbe che quel plico non è pervenuto e che probabilmente qualcuno ha votato al posto dell’elettore.

Come può essere accaduto?

Forse bisognerebbe andare a verificare in quella zona d’ombra dove non arriva il consolato, che è il momento in cui i plichi stanno dentro gli uffici postali. A quel punto tutto può succedere, perché non abbiamo i carabinieri, non abbiamo funzionari del consolato, con decine di migliaia di plichi elettorali che rimangono negli uffici postali diversi giorni. Chi mi garantisce che in quei giorni nessuno sia entrato in quegli uffici per votare al posto del cittadino?

A quel punto tutto ciò che si vede sulle Iene o a Striscia la Notizia sul voto estero è poco rispetto a ciò che è successo. Il sospetto nel 2008 era addirittura che fossero stati compiuti atti illegali all’interno del consolato, su quei fatti indagava la magistratura ma purtroppo quel processo non è mai stato terminato.

Ora che intenzioni avete?

Quando ci sono numeri di questo genere, il minimo è chiedere una verifica. Siccome ancora lo scrutinio non è stato formalmente chiuso, la Corte d’Appello si deve ancora pronunciare, per adesso non diciamo altro e aspettiamo la decisione.

E poi?

Vedremo, saputa la decisione finale, se andare avanti per altre strade.

Quali decisioni potrebbe prendere la Corte?

Ribadisco che al momento non esiste alcuna indagine, solo una segnalazione alla Corte d’Appello, che potrà decidere che è tutto regolare, potrà decidere l’annullamento del voto in una ripartizione o in tutta la circoscrizione estero, o altre misure, magari solo semplici osservazioni o contestazioni. Per questo dico che non bisogna far altro che aspettare la deliberazione finale della Corte. A seconda di ciò che deciderà, non escludo che si debba percorrere la strada della denuncia penale. E poi non dimentichiamoci che ci sarà la giunta per le elezioni di Camera e Senato, che ha l’ultima parola per convalidare le elezioni di deputati e senatori.

Perché sta facendo tutto questo?

Nell’interesse di un voto estero sempre più a rischio credo sia opportuno far venire alla luce le diverse anomalie con l’obiettivo di individuare correttivi che mettano in sicurezza il voto dei nostri connazionali. Questo diventa sempre più un obbligo morale, per noi che ci occupiamo di italiani nel mondo.

Non fate la battaglia come Pd per un seggio in più?

Niente affatto. Lo facciamo per denunciare un fatto che secondo noi va verificato. Poi, chiaro, tutto ciò ci dovrebbe portare anche a individuare correttivi per mettere in sicurezza il voto estero una volta per tutte.

Dal 2006, da quando esiste il voto degli italiani nel mondo, denunce ci sono sempre state. E’ sempre finito tutto a tarallucci e vino. Perché questa volta dovrebbe essere diverso?

E’ vero, l’atteggiamento istintivo sarebbe quello di dire “va beh, cose del genere sono sempre successe, non è mai cambiato nulla”. La situazione politica in generale è cambiata. Non è più la prima volta, nemmeno la seconda, quando qualcuno poteva dire “stiamo collaudando” il sistema. Ormai abbiamo votato quattro volte, senza contare i referendum. L’opinione pubblica è molto più sensibilizzata dagli articoli dei giornali, dai servizi in tv. In generale c’è un atteggiamento di discredito rispetto al voto estero.

C’è il rischio che qualcuno voglia buttare via il bambino con l’acqua sporca?

Secondo me se non si interviene si rischia. Anche perché partiti come M5S e Lega, che definiamo vincitori di queste elezioni, non hanno mai nascosto i propri dubbi sul voto estero e su questo sistema elettorale. Bisognerebbe intervenire se si vuole difendere il voto estero, se no il rischio è che qualcuno arrivi e dica che non ci sono correttivi che tengano, che il voto estero va abolito. Non credo si possa continuare a lungo così, abbiamo visto che gli episodi si moltiplicano invece di diminuire. Se oltre al costo per lo Stato del voto estero c’è anche l’imbroglio in scala industriale, sarebbe bene fare qualcosa e farlo presto, lo dico nel nostro interesse di italiani all’estero.

Intervista a Ricky Filosa

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